Emilia-Romagna nello spazio: breve storia di una Regione in corsa per l’economia del futuro
Quando guardiamo alla storia industriale dell’Emilia-Romagna ciò che risalta maggiormente sono i comparti industriali del settore automobilistico e dell’automazione. La specializzazione in questi settori ha portato alla nascita di competenze diffuse nel trattamento dei materiali e nella meccanica di precisione che, insieme a distretti industriali presenti su tutto il territorio regionale, costituiscono da un lato un patrimonio per l’economia regionale, dall’altro cluster naturali per soluzioni innovative e crescita tecnologica. Questo ha consentito alle imprese emiliano-romagnole di svilupparsi al di fuori dei propri alvei tradizionali, aprendosi a settori innovativi in forte crescita, caratterizzati dall’alto valore aggiunto della filiera e dalle grandi possibilità di internazionalizzazione delle relazioni commerciali. Emblematico di queste caratteristiche è il settore dell’aerospazio. Questo settore non è tradizionalmente un cavallo di battaglia della storia industriale dell’Emilia-Romagna, manchevole in questo senso della presenza dei grandi player dell’aerospazio a livello nazionale e internazionale. Tuttavia, l’Emilia-Romagna è una regione che fa dell’innovazione uno dei suoi punti di forza. Ed è stata proprio la Regione come istituzione a cogliere le potenzialità strategiche del settore per gli sviluppi futuri dell’apparato industriale emiliano-romagnolo.
Le origini dell’ecosistema dell’innovazione
L’investimento in innovazione da parte della Regione Emilia-Romagna ha radici lontane. Risale al 2002 la legge regionale con la quale la Regione dà il via a un progetto regionale per la ricerca industriale e per il trasferimento tecnologico, successivamente razionalizzato nella Rete Alta Tecnologia. La nascita di questo strumento fu permessa dall’allora recente modifica del Titolo V della Costituzione, che conferiva alle Regioni competenza legislativa concorrente in materia di ricerca scientifica e tecnologica. La Rete Alta Tecnologia, nata per promuovere la trasformazione dei sistemi produttivi, dei distretti e delle filiere verso una maggiore attenzione a soluzioni tecnologiche e alla ricerca e sviluppo è stata l’incubatore di tutto quanto la Regione ha sviluppato in seguito nel campo dell’innovazione. La Rete è stata finanziata attraverso un connubio di fondi regionali ed europei. In particolare, la Regione ha utilizzato per questo fine una parte dei fondi destinati al PRIITT, il Programma regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, strumento dedicato appositamente al consolidamento di un sistema innovativo regionale diffuso, fondato sulla conoscenza e capace di competere sui mercati globali. Per quanto riguarda i finanziamenti europei, essi sono stati utilizzati per espandere la Rete a livello di infrastrutture, finanziando i suoi dieci tecnopoli, e i suoi trentasei laboratori di ricerca industriale. I tecnopoli sono nati come strumenti di aggregazione territoriale delle strutture di ricerca, divisi in sei aree tematiche: energia e ambiente; costruzioni, meccanica e materiali; agroalimentare; ICT e design; e scienze della vita. Sin dai primi tempi il coordinamento operativo dei progetti è stato affidato ad ASTER, oggi riorganizzato e ricostituito come ART-ER. L’approccio di ASTER prevedeva già una compartecipazione di soggetti istituzionali, università, centri di ricerca ed esponenti delle categorie produttive, ma rispetto ad ART-ER manteneva un ambito di applicazione più limitato, poiché orientato prettamente alla ricerca industriale e strategica e al trasferimento di conoscenze in rete, mancando però le componenti di attrattività e internazionalizzazione. Tra le varie attività, nel 2011 ASTER ha dato vita a Emilia-RomagnaSTARTUP, progetto pensato per offrire servizi a startup e aspiranti imprenditori nel settore dell’innovazione, che oggi conta 450 startup innovative e 80 organizzazioni.
Clust-ER, ART-ER, tecnopoli e centri di ricerca: l’aggregazione dei soggetti per l’aerospace economy
Con la Smart Specialization Strategy (S3) 2014-2020, anch’essa legata ai fondi FESR, assistiamo alla nascita di una nuova fase delle politiche regionali per l’innovazione. La S3 è uno strumento previsto dalla normativa europea che ogni Stato e Regione deve produrre in vista dell’avvio della programmazione dei fondi europei per individuare obiettivi, priorità e azioni per massimizzare gli effetti degli investimenti in ricerca e innovazione attraverso la concentrazione delle risorse negli ambiti di specializzazione di ciascun territorio. All’interno della nuova S3 si predispone un nuovo modello di collaborazione tra istituzioni regionali e imprese, fondato sulla costituzione di strumenti di aggregazione intersettoriale di soggetti con una precisa destinazione allo sviluppo e all’innovazione. In particolare, si prevede che questi nuovi Clust-ER, da allineare a quelli già esistenti, soprattutto a livello nazionale, intercettino e aggreghino imprese «per specifici temi di innovazione tecnologica, in modo da fare massa critica per i processi di innovazione e di internazionalizzazione». I Clust-ER sono associazioni, una per ciascun ambito della S3 2014-2020, partecipate da soggetti pubblici e privati. Nel 2018 vengono fondati i primi 7 (Agrifood, Build, Create, Greentech, Health, Innovate e Mech) e successivamente sono integrati i Clust-ER Tourism e Urban, ai quali si aggiungono l’Associazione Big Data e MUNER (Motorvehicle University of Emilia-Romagna). Attraverso i Clust-ER, laboratori e imprese lavorano insieme e la presenza di soggetti istituzionali favorisce la partecipazione a bandi e lo sviluppo di progettualità condivise. Ogni Clust-ER viene suddiviso in value chain, che rappresentano le imprese di un determinato settore specifico, e la Regione chiede ai Clust-ER di individuare gli obiettivi prioritari per ogni ambito di applicazione. Nel frattempo, nel 2019 ASTER viene trasformata in ART-ER, società consortile della Regione costituita con lo scopo di farne il fulcro delle politiche di innovazione regionali. ART-ER prende il lavoro di ASTER e lo proietta su un nuovo livello, ossia quello dell’apertura del settore regionale dell’innovazione a esperienze sovraregionali e internazionali. Viene dunque utilizzata dalla Regione come propria rappresentante all’interno di reti e progetti associativi a livello nazionale, europeo e internazionale.
A fianco della componente istituzionale e imprenditoriale, un ruolo rilevante e capace di trasmettersi da un settore all’altro è stato giocato dalla presenza di importanti player nell’ambito della ricerca. I tecnopoli diventano undici, con la nascita del Tecnopolo Manifattura – Data Valley Hub di Bologna, e diverse decine di centri di ricerca e laboratori vengono progressivamente accreditati dalla Rete Alta Tecnologia. I tecnopoli, coordinati da ART-ER, oltre a costituire hub di ricerca, forniscono una serie di servizi per imprese, studenti, atenei e amministrazioni, tra i quali l’orientamento al mondo del lavoro, l’analisi dei fabbisogni di innovazione e la divulgazione di informazioni su opportunità d’investimento e strumenti di vario genere. In più, i tecnopoli sono al contempo sede dei Centri per l’Innovazione della Rete e del Portale Emilia-Romagna Talenti e Competenze, programma che si occupa di valorizzare e far circolare competenze per contrastare i fenomeni di skill mismatch presenti tra domanda e offerta di lavoro e oggi presenta due programmi principali, skills intelligence, che monitora la condizione del mercato del lavoro regionale attraverso l’analisi dei dati su annunci, assunzioni e fabbisogni e ITER (International Talents Emilia-Romagna), dedicato all’attrazione e al mantenimento sul territorio regionale dei talenti internazionali.
La svolta del 2021
Di vera e propria strategia per lo sviluppo dell’aerospace economy si può correttamente parlare a partire dal 2021. La nuova programmazione dei fondi FESR 2021-2027 porta a una ristrutturazione della S3 che viene rafforzata con l’inserimento dell’aerospazio, insieme alle infrastrutture critiche, tra i settori a più elevato potenziale di sviluppo. Al contempo, comincia un processo di riorganizzazione degli uffici regionali che porta diversi dipartimenti a convergere e dotarsi di un approccio integrato nei vari settori. La revisione del 2021 segna la scelta di un cambio di passo per la Regione, indice della volontà di promuovere il settore con i propri mezzi. La S3 2021-2027 evidenzia come la filiera avionico-aerospaziale regionale abbia dimensioni significative per l’economia del territorio. Nel 2021 – ma il settore è in forte crescita – conta circa 150 imprese, perlopiù distribuite sui territori delle province di Bologna e Modena, con 4.500 addetti e un valore pari a circa l’1% del PIL regionale. Una percentuale significativa di queste imprese si occupa esclusivamente o prevalentemente di aerospace economy, provocando dunque una crescita nel livello di specializzazione di questi soggetti. Nella revisione della filiera, la S3 individua nella produzione di droni, componentistica, sistemi satellitari, piattaforme per la processazione dei dati e sistemi di navigazione e comunicazione i principali mercati in cui presenziano le imprese emiliano-romagnole del settore spaziale. Ci sono anche settori più innovativi per l’ecosistema regionale in forte crescita: si menzionano principalmente il settore big data e digitalizzazione e l’in-orbit manufacturing. Si integrano così nel contesto dell’ecosistema dell’innovazione regionale alcuni dei centri di ricerca d’eccellenza del territorio, come l’insieme di realtà coinvolte nel CIRI Aerospace di Forlì, responsabile della gestione di CICLoPE, galleria del vento unica al mondo per lo studio della dinamica dei fluidi. Al contempo altri soggetti del mondo della ricerca vengono coinvolti: il laboratorio TEMAF di ENEA e l’Istituto di Scienza Tecnologia e Sostenibilità per lo Sviluppo dei Materiali Ceramici (ISSMC) affiliato al CNR e poi Mechlav, Intermech, CIRI Meccanica Avanzata e Materiali – centri di ricerca rispettivamente affiliati alle università di Ferrara, Modena e Reggio Emilia e Bologna – e Bi-Rex attivi nella ricerca industriale e nel trasferimento tecnologico in ambito meccatronico e manifatturiero avanzato.
Questo vasto assortimento di soggetti di vario tipo, tutti altamente specializzati, ha portato la Regione a doversi dotare di nuovi strumenti finalizzati alla valorizzazione del proprio comparto industriale e al dialogo con i soggetti rilevanti su scala nazionale. È questa la ragione della costituzione del Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio, cui partecipano la Regione, ma anche istituzioni nazionali, Aeronautica Militare, università, centri di ricerca, imprese e associazioni di categoria e non ultimo il Comitato Tecnico Nazionale per l’Aerospazio. Si tratta di un luogo di ritrovo, confronto e informazione tra tutti i soggetti della quadrupla elica (un modello articolato di interazioni che coinvolge gli attori dell’economia della conoscenza, appartenenti ai settori della ricerca, dell’industria, delle istituzioni pubbliche e della società civile), che ha consacrato definitivamente il ruolo di “startup istituzionale” delle istituzioni regionali nella storia dello sviluppo dell’aerospace economy emiliano-romagnola. La Regione, compiendo i dovuti investimenti e indicando gli obiettivi da conseguire, ha consentito a un settore che prima vantava alcuni esponenti isolati gli uni dagli altri di crescere come distretto consolidato, volto alla cooperazione tra i suoi membri e aperto al dialogo con le istituzioni regionali e sovraregionali.
Le imprese emiliano-romagnole del settore aerospace, in continuità con il principio di cooperazione, nel 2022 hanno costituito ANSER (AeroNautics and Space in Emilia-Romagna), consorzio delle imprese produttrici di tecnologie integrate e prodotti per aeronautica e aerospazio. ANSER si pone come intermediario nel dialogo tra le imprese, fornitori, partner e istituzioni e una parte del suo lavoro è costituita dalla costruzione del “brand” Emilia-Romagna nella filiera aerospaziale. Lo sviluppo di soluzioni comuni e la condivisione di esperienze hanno portato alla nascita di una produzione integrata molto flessibile e diversificata, capace di produrre apportando modifiche ai modelli in maniera molto dettagliata sulle esigenze dei clienti. Inoltre, la collaborazione tra le imprese consente un utilizzo strategico delle certificazioni dei clienti. È sulla base di queste condizioni istituzionali e organizzative di partenza che la Regione Emilia-Romagna ha potuto nel 2023 raggiungere obiettivi difficilmente immaginabili solo due anni prima. Attraverso le connessioni costruite e la conoscenza dell’ecosistema emiliano-romagnolo venutosi a creare, la Regione ha potuto partecipare come partner alla missione spaziale Axiom AX3 e permettere a tre imprese del territorio di portare propri esperimenti in orbita; al contempo, recependo una necessità delle imprese di ricevere sostegno economico per promuovere progetti di ricerca e sviluppo, nel 2023 la Regione ha lanciato il primo bando dedicato alla ricerca per l’aerospace economy.
Conclusioni
Il settore aerospaziale in Emilia-Romagna è ancora una novità per l’ecosistema regionale, ma ha già dato segni di grande vivacità e propensione alla cooperazione con le istituzioni regionali, sia per le opportunità che queste offrono in termini di finanziamenti e connessioni, sia per la costruzione di una filiera che sia costituita da imprese che si conoscono vicendevolmente e possono collaborare le une con le altre. Il futuro vedrà necessariamente un proseguimento su questa via: la via della cooperazione sempre più integrata tra i componenti della quadrupla elica e tra le imprese stesse, cercando soluzioni innovative e possibilità di inserimento in mercati sempre più ampi e in ascesa, in particolare quello statunitense. Accanto a questo obiettivo, il settore aerospaziale potrà dedicarsi ad altri aspetti legati allo spazio e all’utilizzo che l’uomo ne fa: decarbonizzazione delle fonti energetiche e realizzazione di carburanti meno inquinanti, accentramento degli investimenti per generare economie di scala e sfruttamento dei dati provenienti da satellite per applicazioni nell’economia terrestre e in particolare nel contrasto al cambiamento climatico.
Articolo di Tommaso Malpensa
tratto da www.pandorarivista.it